Cappella Dondoli


Sopra l'altare un grande bassorilievo in marmo: Sposalizio mistico di S. Caterina d'Alessandria. La Vergine è seduta nel mezzo e trattiene, sul ginocchio sinistro, il Bambino che, vivacemente, si sporge verso S. Caterina per infilarle l'anello al dito.

Le raccolte robuste forme michelangiolesche nella pacata levigatezza richiamano la più casalinga tradizione toscana, ravvivata da schiacciati vigorosi alla maniera di Iacopo della Quercia.

Solo le due Vergini: Maria, Caterina e il Bambino, sono sicura opera di Raffaello da Montelupo (1505-1566), tanto che la diversità di stile e di tecnica di tutto il resto della pala marmorea è evidente.

Il Vasari (p. 597-605) parla abbastanza diffusamente di Raffaello e di suo padre Baccio da Montelupo. Raffaello, che già aiutante di Michelangelo aveva scolpito le due deboli figure sedute (un Profeta e una Sibilla) per il mausoleo di Giulio II di S. Pietro in Vincoli, «alla Consolazione di Roma fece tre figure di marmo, di mezzo rilievo, in una cappella» (Vasari, p. 600).

È questa, forse, la più compiuta opera dello scultore mancino.

Il gruppo Madonna con il Bambino e S. Caterina preesisteva nella chiesa della Consolazione sin dal 1539, anteriormente al testamento del Dondoli. Lo aveva donato un certo «Giovanni di Zenobi, fattore del banco di Bigi Neroni». Nel testamento del Dondoli, di cui diciamo a p. 97, è da trovarsi la spiegazione dell'«aggiunta» di un S. Sigismondo che nulla aveva a che fare con l'opera di Raffaello da Montelupo.

Sul lato sinistro della cappella è situato il monumento sepolcrale di Sigismondo Dondoli, da Pistoia, avvocato concistoriale, che, nel testamento del 9 settembre 1453, dispose di venir sepolto nella chiesa della Consolazione, con proprio monumento, ritratto, epitaffio e stemma. Il ritratto di Sigismondo Dondoli, raccolto in nicchia circolare di marmo, è davvero riuscito: è vivo, incisivo, veristico. Fu il Dondoli che, ancora nelle disposizioni testamentarie, volle che venisse eretta questa cappella. E precisò: la cappella doveva essere dedicata alla Vergine Immacolata; vi si doveva collocare una scultura, con l'immagine del suo patrono e omonimo S. Sigismondo, martire e re di Borgogna, e della martire S. Caterina. Tali immagini insistette «dovranno essere, oltre - che belle, di ottimo marmo». Morto il Dondoli, nel 1584, fu eseguita la sua volontà testamentaria. Accanto al gruppo scolpito da Raffaello da Montelupo si collocò la figura di S. Sigismondo. Non è S. Giuseppe, come dicono quasi tutti gli storici e i critici e le guide della chiesa: il Santo è inginocchiato vicino a una corona regale, e tiene fra le mani scettro e globo, simboli della regalità. Stile, tecnica, e un ben visibile solco che stacca la figura di S. Sigismondo dal gruppo, dicono esplicitamente che il santo Re di Borgogna non è affatto scultura di Raffaello. Tanto meno quella goffa e deturpante parte superiore (Eterno Padre benedicente, avvolto da nubi), aggiunta in seguito per formare la grande pala marmorea.










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